Il problema delle dimensioni del pene

Le dimensioni del pene rappresentano da sempre una possibile fonte di ansia per il maschio: l’uomo contemporaneo, infatti, non diversamente da quello dell’antichità, attribuisce al proprio organo genitale notevoli valenze simboliche (maggior dimensione = maggior virilità = maggiori capacità sessuali e riproduttive).

Una reale o immaginaria insufficienza dimensionale può spesso comportare gravi conseguenze sull’autostima di molti soggetti, cui viene minata la capacità di confrontarsi con altri maschi e di rapportarsi con il sesso opposto.

La definizione “sindrome da spogliatoio” è stata infatti coniata per descrivere il profondo disagio provato da alcuni soggetti nel mostrarsi nudi in presenza di altri uomini, proprio a causa dell’imbarazzo legato alle dimensioni del pene, ritenute insufficienti.

In una società dove edonismo ed estetismo indirizzano i modelli comportamentali, lo Specialista Andrologo deve confrontarsi con pazienti perfettamente sani, che desiderano informazioni o richiedono un aiuto per aumentare le dimensioni del pene.

Quando si avverte il problema delle dimensioni del pene?

Questo disagio, così diffuso nel genere maschile, viene affrontato nella grande maggioranza dei casi, solo in età adulta.
Fino a 11-12 anni di età, infatti, il giovinetto non si pone il problema dimensionale.
Con lo sviluppo puberale, invece, sorge il confronto con i compagni o con modelli penalizzanti rappresentati, ad esempio, da immagini o video pornografici.
Nell’età adolescenziale, questo primo “confronto” sociale viene gestito, generalmente, in modo razionale e costituisce un elemento di formazione dell’identità sessuale di ogni individuo.
Talvolta, purtroppo, può invece innescarsi un profondo disagio psichico, derivante dalla convinzione della propria inadeguatezza fisica, che conduce ad un isolamento sociale progressivo e che, in casi estremi, può portare il soggetto fino a propositi suicidari.
L’adolescente, nella maggior parte dei casi, nasconde il problema ai genitori e/o al Medico di famiglia e rimanda la decisione di affrontare il problema ad una età più avanzata, talvolta anche superiore ai 30 anni, forse per la raggiunta indipendenza economica.
È importante sottolineare come questo disagio sia così profondamente radicato nell’intimo del soggetto che spesso la decisione di ricorrere al Medico, venga presa senza alcun confronto preventivo con l’eventuale moglie o compagna e senza che Ella abbia mai manifestato dubbi, riserve o lamentele riguardo alle dimensioni del pene o alle prestazioni sessuali del partner.

Come si comporta il medico di fronte ad una richiesta di aumento delle dimensioni del pene?

Di fronte ad una richiesta di aumento delle dimensioni del pene, lo Specialista Andrologo o il Chirurgo Plastico dovranno considerare diversi aspetti, non ultimi quelli di ordine medico-legale, non ultimi quelli di ordine medico-legale, adottando in ogni caso la massima cautela nella gestione di questi soggetti.
Le statistiche infatti, segnalano una frequente delusione da parte dei pazienti sottoposti a chirurgia incrementale peniena, correlata alle aspettative di partenza che sono, nella maggior parte dei casi, del tutto irrealizzabili. Inoltre, chi soffre di alterata percezione circa le proprie dimensioni del pene può estendere tale distorsione alla valutazione dei risultati e quindi rimanere insoddisfatto anche a seguito di esiti tecnicamente apprezzabili.
Dal punto di vista dell’inquadramento generale, vanno distinte le condizioni realmente funzionali, che riguardano i rari casi di ipoplasia peniena (ossia soggetti il cui pene eretto, presenti una lunghezza inferiore ai 7,5 cm) dalle richieste di tipo “cosmetico”, che rappresentano la grande maggioranza dei casi, cioè uomini con pene di normali dimensioni che viene però percepito da Loro stessi come assolutamente inadeguato.
Non è stato ancora raggiunto un accordo unanime su quali siano le assolute contro-indicazioni al trattamento sanitario.
Esiste però largo consenso nello sconsigliare qualsiasi intervento (escluso ovviamente quello psico-terapeutico o psichiatrico) nei soggetti che presentino evidenti aspetti psicotici, aspettative irrealistiche, o il cui pene presenti dimensioni già al di sopra della media.
Un’adeguata consulenza psico-sessuologica rappresenta in tutti i casi l’imprescindibile “primo passo” nell’approccio a questi Pazienti.
Solo una volta raggiunta univoca convinzione che solo l’ottenimento di un reale aumento delle dimensioni del pene (seppur limitato) possa alleviare, se non risolvere, la profonda sofferenza del Paziente, questi potrà essere indirizzato verso un trattamento medico-chirurgico.
L’allungamento del pene può essere realizzato con l’ausilio di strumenti che esercitino trazione meccanica (extensori penieni esterni) o vuoto pneumatico (apparecchi vacuum).
I risultati ottenibili possono essere soddisfacenti, ma richiedono l’applicazione costante e meticolosa per lunghi periodi di tempo (mesi-anni).

A conclusione di questa breve panoramica su questa complessa tematica, è bene ricordare come la grande maggioranza di coloro che richiedono assistenza sanitaria per aumento dimensionale del pene non necessiti di terapia fisica né chirurgica, ma soltanto di una corretta informazione ed eventualmente di un adeguato trattamento psico-sessuologico.

Questa richiesta di aiuto non deve peraltro essere sottovalutata dal Medico che molte volte rappresenta per questi individui, realmente sofferenti, l’unica possibilità per uscire da una condizione di grave auto-isolamento sociale.

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